Negli ultimi anni il concetto di responsabilità sociale d’impresa sta diventando un fattore chiave per la competitività aziendale, il dialogo con gli stakeholder e l’accesso ai mercati. Sempre più clienti, investitori, istituzioni e partner commerciali valutano le aziende sia per i risultati economici, che per il loro impatto sociale, ambientale e di governance.

È qui che entra in gioco il bilancio sociale. Molte aziende si chiedono oggi: “Siamo obbligati a farlo? Ha davvero un valore concreto per la nostra azienda? Da dove si comincia?”

In questo articolo rispondiamo a queste domande, chiarendo il quadro normativo, gli obblighi previsti e i reali vantaggi competitivi per chi sceglie di redigere un bilancio sociale.

Cos’è un bilancio sociale ESG ?

Il bilancio sociale è, prima di tutto, uno strumento di trasparenza e dialogo. Racconta in modo strutturato:

  • come l’azienda crea valore per i propri dipendenti, clienti, fornitori e per la comunità;
  • quali politiche adotta per tutelare l’ambiente;
  • come gestisce la sicurezza, l’inclusione e la crescita delle persone che lavorano al suo interno.

In pratica, consente di misurare e rendicontare gli aspetti non finanziari dell’attività aziendale. Non si limita a dire “quanto abbiamo guadagnato”, ma mostra “che impatto abbiamo generato”.

Per molte aziende, questa analisi diventa anche uno strumento di autovalutazione strategica: aiuta a individuare punti di forza e aree di miglioramento nella gestione delle risorse umane, nella sostenibilità ambientale e nelle relazioni con il territorio.

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Bilancio sociale: quando è obbligatorio e per chi

Non tutte le aziende, ad oggi, sono obbligate a redigere un bilancio sociale. Tuttavia, la normativa europea e italiana sta progressivamente ampliando l’obbligo a un numero crescente di imprese.

Tutto è iniziato con la Direttiva UE 2014/95 (NFRD), che ha imposto la rendicontazione non finanziaria a grandi imprese quotate e società di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti. Il vero cambiamento entrerà in fase operativa con l’applicazione graduale della nuova Direttiva UE 2022/2464 (CSRD), già formalmente in vigore dal gennaio 2023. Gli obblighi di rendicontazione, tuttavia, scatteranno progressivamente: si comincia con i grandi gruppi già soggetti alla normativa precedente, per poi estendersi negli anni successivi anche alle grandi imprese non quotate, alle PMI quotate e infine ad alcune multinazionali extraeuropee. Di fatto, entro i prossimi anni, la maggior parte delle aziende medio-grandi operanti in Europa sarà tenuta a predisporre una rendicontazione completa sui temi di sostenibilità.

Anche in Italia il D.Lgs. 254/2016 recepisce queste indicazioni, e il legislatore sta già lavorando al recepimento integrale della nuova direttiva.

Ma attenzione: molte aziende, pur non essendo formalmente obbligate oggi, scelgono comunque di avviare un percorso di rendicontazione volontaria. Perché? Perché il mercato e gli stakeholder lo stanno già richiedendo. Essere trasparenti sul proprio impatto sociale e ambientale rappresenta ormai un vantaggio competitivo concreto.

Perché il bilancio sociale è un investimento (non un costo)

Molte imprese vedono nel bilancio sociale un possibile “onere” da affrontare per adeguarsi alle norme. Ma chi intraprende davvero questo percorso scopre presto i suoi benefici strategici.

Un bilancio sociale ben fatto permette di:

  • migliorare la reputazione aziendale e la percezione del brand;
  • dimostrare serietà e responsabilità verso clienti, partner e istituzioni;
  • attrarre talenti, sempre più attenti ai valori dell’impresa;
  • posizionarsi meglio nelle gare pubbliche, nei bandi e nell’accesso ai fondi ESG;
  • prepararsi con largo anticipo a future richieste normative.

In un contesto in cui banche, fondi di investimento e pubblica amministrazione stanno integrando i criteri ESG nelle loro valutazioni, la trasparenza sui temi sociali e ambientali non è più opzionale. Sta diventando un passaporto d’ingresso per molte opportunità di business.

Cosa contiene concretamente un bilancio sociale

Un bilancio sociale efficace racconta la visione strategica dell’azienda, la sua cultura e il suo contributo alla società.
Generalmente, include:

  • una descrizione della governance e dei valori aziendali;
  • le politiche di gestione del personale: formazione, sicurezza, parità di genere, inclusione, benessere organizzativo;
  • le iniziative verso la comunità e i progetti di responsabilità sociale esterna;
  • gli obiettivi e i risultati concreti in ambito ambientale: gestione delle risorse, riduzione delle emissioni, economia circolare;
  • un impegno trasparente verso il miglioramento continuo.

Più che un esercizio amministrativo, diventa un vero strumento di posizionamento aziendale, soprattutto per le PMI che vogliono distinguersi.

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