Forse stai cercando il tuo primo lavoro… O magari ne hai già avuto uno, ma certe parole continuano a sfuggirti. Le senti nei colloqui, le leggi nei contratti, te le dicono come se fosse tutto ovvio…. Ma non lo è.

E no, non è colpa tua.

Nessuno ti insegna come funziona, cosa c’è scritto nella busta paga, cosa succede se ti licenzi, cosa puoi chiedere, cosa ti spetta.

Questa guida è per chi vuole conoscere alcune parole chiave nel mondo del lavoro – anche se finora non hai mai avuto occasione di approfondire

CCNL: il contratto che regola il tuo lavoro

CCNL significa “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”. È un accordo firmato dai sindacati (che rappresentano i lavoratori) e dalle associazioni dei datori di lavoro. Serve a stabilire le regole di base per chi lavora in un determinato settore.

Dentro ogni CCNL trovi informazioni pratiche che ti riguardano direttamente: quanti giorni di ferie hai diritto a prendere, come funziona la malattia e gli infortuni, qual è l’orario di lavoro previsto, a quanto ammonta lo stipendio minimo per il tuo ruolo, come vengono gestiti gli scatti di anzianità e perfino cosa succede se il rapporto di lavoro si interrompe.

Un esempio? Se vieni assunto come addetto vendite in un negozio, probabilmente ti sarà applicato il CCNL del commercio. Se invece lavori in una fabbrica come operaio, il tuo contratto sarà quello dei metalmeccanici.

Oltre al CCNL nazionale, in alcune realtà possono esistere anche contratti aziendali o territoriali. Sono accordi che valgono solo per una specifica azienda o area geografica e spesso contengono condizioni migliorative rispetto a quelle stabilite dal contratto nazionale, come più ferie o bonus aggiuntivi. Ci sono poi i contratti integrativi, che servono per definire aspetti più specifici, sempre senza peggiorare le condizioni minime fissate dal CCNL.

Sapere quale CCNL ti viene applicato è molto importante perché è il tuo punto di riferimento per capire i tuoi diritti (e anche i tuoi doveri). Ti permette di controllare se la tua paga è corretta, di sapere quanti giorni di ferie e permessi puoi prendere, come funziona la malattia e quanto preavviso devi dare in caso di dimissioni.

Se non lo conosci, niente panico: il CCNL applicato al tuo rapporto di lavoro è scritto nel tuo contratto individuale di assunzione e puoi sempre chiedere una copia all’ufficio del personale o al tuo datore di lavoro. È un tuo diritto averlo e leggerlo.

RAL: quanto guadagni, ma non quanto porti a casa

RAL significa “Retribuzione Annua Lorda”. È la cifra complessiva che l’azienda ti riconosce per un anno di lavoro, ma prima che vengano tolte le tasse e i contributi previdenziali.

Cosa vuol dire in pratica? Che la RAL non corrisponde a quello che riceverai effettivamente sul tuo conto ogni mese. Una parte di quell’importo, infatti, viene trattenuta per due motivi:

  1. Le tasse (come l’IRPEF), che servono allo Stato per finanziare servizi pubblici.
  2. I contributi previdenziali, che sono soldi accantonati per la tua futura pensione e per garantire la copertura di alcuni diritti (malattia, maternità, disoccupazione).

Facciamo un esempio: se la tua RAL è di 24.000 euro lordi l’anno, non significa che riceverai 2.000 euro al mese. Dopo tasse e contributi, lo stipendio netto sarà di circa 1.400 euro al mese. L’importo preciso dipende dal tipo di contratto che hai, dalle tue detrazioni fiscali e da altre variabili (ad esempio se hai figli a carico).

Turnover: un segnale da tenere d’occhio

Il termine “turnover” indica il ricambio di personale in un’azienda. In parole semplici: quante persone entrano ed escono in un certo periodo. Un certo livello di turnover è normale… Ma se i colleghi cambiano continuamente, o se si sente dire che “nessuno resta a lungo”, potrebbe essere il segnale di un ambiente difficile, contratti instabili o condizioni poco favorevoli.

TFR: la somma che ti spetta quando lasci il lavoro

TFR significa “Trattamento di Fine Rapporto”. È una cifra che l’azienda mette da parte per te ogni anno e che ti verrà pagata quando il rapporto di lavoro si chiude: che tu ti dimetta, venga licenziato o vada in pensione.

Ma come viene calcolato? Ogni anno l’azienda accantona circa una mensilità divisa per 13,5 (più o meno il 7,4% della tua retribuzione annua lorda). L’importo esatto dipende dalla tua RAL e include anche eventuali premi o straordinari.

Puoi decidere di:

  • Lasciarlo in azienda, dove resterà accantonato fino alla fine del rapporto di lavoro.
  • Destinarlo a un fondo pensione, per farlo crescere nel tempo e aumentare la tua pensione futura.

In ogni caso il TFR è sempre un tuo diritto e l’azienda non può trattenerlo.

Come sapere a quanto ammonta?  Nella tua busta paga c’è sempre una voce dedicata al TFR maturato fino a quel momento (di solito verso la fine del cedolino). Lì puoi controllare l’importo accumulato negli anni.

Preavviso: il tempo necessario per terminare un rapporto lavorativo 

Quando un contratto di lavoro si interrompe – sia perché decidi di dimetterti, sia perché l’azienda ti licenzia – nella maggior parte dei casi è previsto un periodo di preavviso. Questo tempo serve per permettere a entrambe le parti di organizzarsi: l’azienda può cercare un sostituto e tu puoi concludere le tue attività in modo ordinato.

Il preavviso è obbligatorio per entrambe le parti, ma ci sono delle eccezioni:

  • Se il licenziamento avviene per giusta causa (un comportamento grave del lavoratore), l’azienda può interrompere il rapporto immediatamente, senza preavviso.
  • Se il lavoratore non rispetta i giorni di preavviso previsti (ad esempio se lascia il lavoro subito), l’azienda può trattenere una parte del TFR come penale. Vale anche il contrario: se è l’azienda a non rispettarlo, deve versare al lavoratore una indennità sostitutiva.

Quanto dura il preavviso?

La durata varia in base a tre fattori:

  1. Il tuo livello di inquadramento: più alto è il livello, più lungo è il periodo di preavviso (perché la tua figura è più difficile da sostituire).
  2. Gli anni di servizio: più tempo hai lavorato in azienda, più giorni di preavviso sono previsti.
  3. Il CCNL applicato: ogni contratto collettivo fissa le proprie regole.

Per esempio, nel CCNL Commercio:

  • Un impiegato di livello intermedio con meno di 5 anni di servizio deve dare circa 30 giorni di preavviso in caso di dimissioni.
  • Se invece ha più di 5 anni di anzianità, il periodo sale a 45 giorni.
  • Per i livelli più alti (quadri o dirigenti), si può arrivare anche a 60 o 90 giorni di preavviso.

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