Academy intervista Renzo Rastelli, CEO di Aran World, che, raccontando e condividendo la propria ricca esperienza imprenditoriale, si sofferma sul percorso evolutivo e trasformativo che la sua organizzazione sta affrontando negli ultimi anni. Con l’affiancamento dei nostri professionisti, il Dott. Rastelli sta progressivamente coinvolgendo i figli nella gestione aziendale, in un processo tanto significativo quanto delicato, che consenta al Gruppo di crescere conservando però i propri valori e principi.
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Ci racconti la storia di Aran Cucine, la nascita e la crescita dell’azienda
La storia di ARAN è profondamente legata alla nostra Terra d’Abruzzo e affonda le sue origini negli anni ’60, attraversando vicissitudini tanto rapide quanto sicuramente straordinarie. Quando sono entrato in azienda come ragioniere avevo solo vent’anni. ARAN allora produceva e commercializzava cucine solo in Italia.
L’ambizione era però quella di superare i confini nazionali, e per tentare l’impresa fondammo una divisione dedicata al mercato estero, la Newform Cucine. Per realizzare l’obiettivo è bastato pochissimo tempo e un’intuizione vincente, ancora oggi alla base del successo di ARAN World: il ‘flat-pack’. Per esportare era necessario abbattere i costi di spedizione e la soluzione migliore non poteva che essere quella di vendere le cucine dividendole in singole componenti, ovvero – semplicemente – smontate. Il fatturato crebbe tanto che, nel 2001, la Masco Corporation, spinta dalla voglia di investire in Europa, scelse di acquisire 5 aziende abruzzesi tutte nel settore del mobile, proponendomi di essere uno degli amministratori.
Gli americani innescarono una vera e propria rivoluzione dal punto di vista organizzativo e amministrativo, modificando i processi per renderli il più efficienti possibile. Nel 2004 il fatturato toccò i 68 milioni di euro, ma solo alla fine del 2005 la Masco decise, inaspettatamente, di cedere ARAN World. Si aprì una fase di incertezza: non volevo perdere quanto costruito fino a quel momento e sentivo la responsabilità di dover tutelare soprattutto i dipendenti. Decisi così di rilevare il Gruppo. ARAN World, rafforzata dal punto di vista organizzativo, manageriale e culturale negli anni americani, da quel momento ha consolidato la presenza sul mercato estero, continua ad investire in ricerca e sviluppo e in collaborazioni con importanti architetti e designer: Ferruccio Laviani, Karim Rashid, Makio Hasuike e Stefano Boeri sono solo i primi di una lista di firme internazionali destinata a crescere nei prossimi anni. Oggi il nostro gruppo ARAN World, la cui produzione è realizzata totalmente in Abruzzo in 9 siti produttivi, distribuisce in 120 Paesi le collezioni dei brand ARAN Cucine, Newform Ufficio e Rastelli.
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Negli ultimi anni l’organizzazione sta affrontando un momento particolarmente significativo del suo processo evolutivo, coinvolgendo sempre più i figli in azienda. Vuole raccontarci come sta vivendo questo percorso?
Il passaggio generazionale è un momento tanto delicato quanto necessario, che richiede attenzione ma che, se affrontato nelle giuste modalità e con strumenti efficaci, può portare ad un’effettiva crescita in positivo dell’organizzazione. Al momento, sto affrontando e vivendo questo periodo con estrema tranquillità. In questi anni io e miei figli stiamo affrontando insieme i processi di gestione aziendale, è un periodo di convivenza fruttuoso in cui sto cercando di trasmettere loro quante più nozioni ed esperienze possibili.
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Quanto sono importanti una pianificazione e una progettazione in questi momenti di cambiamento della vita di un’azienda?
Ritengo che un lavoro di progettazione, nel momento in cui si affronta un passaggio generazionale, sia indispensabile. Oltre a garantire un trasferimento e una trasmissione effettiva delle competenze, è importante anche cercare di assecondare le attitudini e le predisposizioni personali dei figli, che nel mio caso sono cinque. Pianificare il passaggio con anticipo è utile proprio in questo senso: consente di comprendere, in modo graduale, le peculiarità di ciascun membro della nuova generazione, ci permette di condurli verso una posizione che sia giusta rispetto alle loro inclinazioni e ci consente di sostenerli nel lavoro in team.
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Quale ruolo può avere consulente esterno nell’affiancare l’azienda in questa fase e che caratteristiche deve avere?
Avvalersi dell’affiancamento di consulenti esterni, che poi sul campo svolgono anche la funzione di formatori, permette una trasmissione più rapida ed efficace delle competenze. Una figura terza aiuta il management familiare ad individuare tutte le skill che identificano un imprenditore, quelle che egli ha acquisito in oltre 40 anni di vissuto lavorativo e fornisce un importante contributo nel trasferimento dell’unicità di queste competenze anche ai figli.
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Si tratta di un momento in cui bisogna lavorare non solo sulla trasmissione delle competenze più tecniche e manageriali, ma anche sulla migrazione dei valori dell’azienda ai manager esterni al nucleo familiare. Trova che l’intervento di una figura terza possa essere di aiuto anche nella realizzazione di questo processo?
Sì, è un processo che può essere affrontato in un secondo momento. Una volta che una strategia è stata elaborata e condivisa con la proprietà, è possibile fare un lavoro ulteriore, fissando i parametri e le condizioni che permetteranno anche a figure terze di affiancare la famiglia nella gestione aziendale, dando il proprio contributo e mettendo a disposizione il proprio expertise, in piena continuità con i valori dell’organizzazione.