Quando si inizia a guardare con curiosità (e magari anche un po’ di emozione) al mondo del lavoro, ci si imbatte spesso in tre parole che sembrano simili ma non lo sono: stage, tirocinio e apprendistato.

 In questo articolo spieghiamo in modo semplice e pratico cosa cambia tra queste formule di ingresso nel lavoro, quali sono i vantaggi e quando conviene sceglierne una piuttosto che un’altra.

Stage e tirocinio: due parole, un significato (quasi) identico

Partiamo da qui: stage e tirocinio sono praticamente la stessa cosa. Il primo termine è più comune nel linguaggio quotidiano, mentre il secondo è quello ufficiale usato dalla normativa.

Entrambi rappresentano un’esperienza formativa e temporanea, pensata per permettere a chi sta studiando o ha appena finito di farlo di acquisire competenze pratiche sul campo.

Cosa c’è da sapere:

Durante uno stage si può essere inseriti in vari ambiti, come amministrazione, marketing, grafica, logistica, risorse umane o customer service. Le mansioni sono semplici ma concrete, come supporto alle attività quotidiane, gestione di dati, attività di archiviazione o collaborazione a piccoli progetti.

  • Durata: in genere da 3 a 6 mesi, ma può arrivare fino a 12 mesi (24 in caso di disabilità).
  • Retribuzione: si parla di rimborso spese e non di stipendio. L’importo minimo è stabilito a livello regionale.
  • Tutoraggio: c’è sempre un* tutor aziendale che accompagna nel percorso.
  • Finalità: imparare, crescere e – perché no – farsi notare per un’eventuale assunzione.

È perfetto per chi vuole iniziare a fare esperienza sul campo. In molti casi, al termine dello stage, si ha la possibilità di essere confermati con un contratto. Anche se non esistono garanzie assolute, un comportamento proattivo, la puntualità e la voglia di imparare aumentano significativamente le possibilità di essere assunti.

Apprendistato: il ponte tra formazione e lavoro

L’apprendistato è invece un vero e proprio contratto di lavoro. Significa essere assunti con tutti i diritti (e doveri) di un* dipendente, ma con l’aggiunta di un percorso di formazione.

È pensato per chi ha tra i 15 e i 29 anni e vuole costruire competenze professionali solide direttamente sul campo, con la possibilità di essere confermati al termine del percorso.

Ecco cosa sapere:

  • Tipologie: esistono tre forme principali di apprendistato (qualifica, professionalizzante, alta formazione).
  • Durata: da 1 a 3 anni, in base alla tipologia.
  • Formazione: parte delle ore viene dedicata alla teoria, spesso in aula o online.
  • Retribuzione: si percepisce uno stipendio, anche se ridotto rispetto ai contratti standard, ma con aumenti progressivi.
  • Sbocchi: in moltissimi casi si prosegue con un contratto a tempo indeterminato.

È la scelta ideale per chi vuole iniziare a lavorare seriamente, senza rinunciare alla formazione.  Gli apprendistati sono molto richiesti nei settori come la produzione, la ristorazione, l’artigianato, la vendita al dettaglio e i servizi alle imprese. È un ottimo modo per entrare in azienda con prospettive concrete di crescita.

Leggi anche: Stage e apprendistato: i contributi sono pagati? 

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Per iniziare è importante avere un curriculum semplice ma chiaro, anche senza esperienze pregresse. Consigliamo di indicare competenze, soft skills (puntualità, curiosità, voglia di imparare) e un breve testo di presentazione. Spesso non è necessaria una lunga lettera motivazionale, ma basta un messaggio diretto e genuino.

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