Il progetto di Csr “Road to 2030” di Samsic HR Italia punta a costruire «un mondo del lavoro competente, produttivo, etico, innovativo». Stefano Magliole, marketing manager, spiega che l’obiettivo è favorire la conoscenza delle aziende nella gestione delle risorse umane per dare la possibilità a tutti di inserirsi e rimanere nel mercato
Preoccuparsi del business, ma anche di tutto il resto. È questo il fulcro dei progetti Csr (Corporate Social Responsibility) di responsabilità sociale, che ormai stanno prendendo piede in tutte le imprese. Lo dimostra il IX rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia, la statistica promossa dall’Osservatorio Socialis e realizzata dall’Istituto Ixè, che evidenzia come sia stato investito quasi un miliardo e ottocento milioni di euro nel 2019 in azioni di Csr da parte delle aziende.
Secondo il rapporto, l’attenzione maggiore è dedicata alle iniziative interne (66 per cento), seguita dalla formazione del personale, al 49 per cento, e da interventi dedicati al territorio vicino alla sede dell’impresa (47 per cento), mentre soltanto l’8 per cento si concentra sui Paesi esteri.
E oggi i progetti Csr fanno la differenza anche nel business: i consumatori, i lavoratori e gli stakeholder, quando scelgono un marchio o un’azienda, danno sempre più la priorità a chi fa scelte di responsabilità sociale, perché è convinzione ormai diffusa che anche le imprese siano responsabili di ciò che succede nella società. «È un nostro dovere nei confronti degli altri impegnarci attivamente. È una questione economica, sociale, ma anche ambientale», dichiara Stefano Magliole, marketing manager di Samsic HR Italia, agenzia che ha messo a punto il progetto di Csr “Road to 2030”, con l’obiettivo di costruire non solo un mondo del lavoro competente, produttivo, innovativo, ma anche etico.
Il progetto
«Lo dice anche la nostra vision: “Costruiamo, giorno dopo giorno, un mondo del lavoro competente, produttivo, etico, innovativo”. Un motto nel quale noi crediamo in maniera assoluta», sottolinea Magliole. «Lo dicono le stesse parole. La competenza è un pilastro fondamentale nel mondo del lavoro, sia nella fase di acquisizione che nel mantenimento nel corso del tempo. La produttività è l’anima di ogni azienda che non deve però mettere in secondo piano anche l’eticità, visto che ogni impresa è fatta di persone, che hanno fragilità personali così come aspettative e bisogni. E poi c’è l’innovazione, un elemento importante per guardare sempre avanti».
Persino il verbo usato ha un suo valore. «Crediamo che anche “costruiamo” non sia messo lì per caso ma abbia un suo valore, perché è collegato a un lavoro costante che si porta avanti giorno dopo giorno», ricorda Magliole. A questo punto il quadro è chiaro: «Il progetto “Road to 2030” punta a valorizzare le conoscenze dell’azienda nel campo della gestione delle risorse umane, della formazione del personale e dell’analisi delle politiche attive del lavoro, dando la possibilità a tutti di entrare nel mondo del lavoro e di rimanerci».
Gli obiettivi e il Global Compact
Il progetto “Road to 2030” non è ovviamente fine a sé stesso, ma si pone nell’ambito di una strategia più ampia. «Abbiamo cercato di coniugare i nostri obiettivi con quelli del Global Compact delle Nazioni Unite», evidenzia Magliole. L’iniziativa dell’Onu ha uno scopo importante: promuovere un’economia globale sostenibile che sia allo stesso tempo rispettosa dei diritti umani e del lavoro, salvaguardi l’ambiente e combatta la corruzione.
I princìpi di Samsic HR Italia si ritrovano nei propositi numero 4, 8, 9 e 10 del Global Compact, che evidenziano come le imprese debbano vietare il lavoro obbligatorio e forzato, incentivare la responsabilità ambientale, adottare tecnologie che aiutino l’ambiente e utilizzare un approccio etico, che eviti la corruzione. «Questi punti rispecchiano perfettamente i princìpi della nostra vision, cioè competenza, produttività, eticità e innovazione», rimarca il marketing manager di Samsic HR Italia. Il programma è ancora in fase embrionale ma nel 2022 entrerà finalmente nel vivo. «Inizieremo con i progetti locali per il primo triennio, poi ci saranno quelli nazionali e infine quelli globali. Il cambio di prospettiva non cambierà però i nostri obiettivi».
Dal punto di vista di Samsic HR Italia, infatti, è possibile unire la responsabilità sociale con il proprio modello di business. «Spesso le aziende manifestano la volontà di assumere personale con determinate caratteristiche nel corso dei successivi dodici mesi oppure nei due, tre, cinque anni che seguono, ma ci siamo resi conto che le persone, anche a causa della pandemia, spesso non riescono ad accedere al mondo del lavoro. A volte è una questione di competenze che mancano e per questo organizziamo corsi di formazione del personale, ma serve anche una regia governativa», spiega il manager.
E qui risiede il ruolo cruciale di un attore come Samsic HR Italia: «Cerchiamo di aiutare tutti a formarsi e a inserirsi nel mondo del lavoro. Organizziamo corsi di formazione, sosteniamo anche chi ha bisogno di essere affiancato, come le persone con disabilità, e cerchiamo di favorire la sinergia tra i lavoratori, in modo tale da mantenere sempre alta la produttività».
Articolo originariamente pubblicato su Linkiesta.